(6° e ultimo episodio della fiction UN AMORE GRANDE COSI')
Giunti
nei pressi di 'Nderre a la Lanze, Alfonso, seguendo le direttive, inchiodò la
128 spider carta da zucchero metallizzato, nei pressi del mercatino ittico.
Appena
Nannina scese dalla macchina, il mercato si fermò di colpo... tutti gli
operatori, i loro clienti e tutti gli stangachiazz[1]
presenti nel luogo, si azzittirono all'istante... si sentiva solo un brusìo e
una serie di fischi di approvazione.
Nannina
comprese subito:
<<mmm qui l'aria è amara... meglio che vado a
trovare all’amico mio Gigino Gagang[2].>>
Gigino Gagang, vedendola arrivare, cacciò via tutte le altre clienti e stese velocemente
il tappeto rosso di benvenuto.
Vituccio,
ripresosi dallo choc della festa a sorpresa, aveva ripreso la sua vita normale.
Era intento a vendere le olive in calce sulla piazza del castello, accanto
all'Arco Basso.
All'improvviso
vide spuntare all'orizzonte la macchina della sua bella, con la canzone di Drupi,
PICCOLA E FRAGILE, sparata a tutto volume, capì...
Diede
un calcio alla vecchietta schignata[3]
che stava comprando le olive e si diresse immediatamente nel sottano di Cecilia, la Regina delle orecchiette,
che abitava lì vicino...
Cecilia
immediatamente impartì alle sue scagnozze l'ordine di preparare il comitato di
benvenuto per Nannina.
Nannina
scese dalla macchina, mentre Alfonso cominciò a bestemmiare in tutte le lingue
del mondo poiché non riusciva a trovare parcheggio. Dopo diverse ore, dovette
parcheggiarla, con le ruote sul marciapiede, accanto al ristorante “Il
Pescatore”[4],
sulla zona di fronte al castello, chiamata da tutti LA BANCHINA.
Questa
volta era Vituccio a essere tremolante...
Nannina,
con le buste del crudo in mano, non
si accorse di un colombo scacazzatore
che le passò in quel momento sopra la testa e fu colpita in pieno capo,
macchiandole anche il vestito di pelle:
<<E che
cosa! che razza di accoglienza... mò che deve dire Porzia... i capelli stanno
tutti sporchi.>>
Vituccio,
sinceramente dispiaciuto si voltò verso Cecilia, la quale, imperturbabile nel
suo abito nero con tuppo[5]
bianco, ordinò alla sua fedele Marietta:
<<Ehi a te, prendi il mantello e il fazzoletto
nero che mettiamo alla Madonna... FUSCE.>>
E
così Nannina riuscì a rimediare. E mentre correva dal suo amato, non si accorse
di una chianca[6]
sconnessa e inciampò, procurandosi una storta alla caviglia... non era più in
condizioni di camminare.
Vituccio
era nel panico più totale, ma fortunatamente aveva Cecilia dalla sua parte:
immediatamente la Regina delle Orecchiette fece un fischio e suo nipote Gaetano detto Nino, intervenne con
altri tre baldi giovani.
Nino
aveva acquistato dal Mercato dei polacchi[7]
la lettiga papale utilizzata da Pio XII
e che Papa Giovanni Paolo II, aveva
regalato ai suoi fedeli concittadini, per fare spazio nel garage del
Vaticano...
Nannina
fu fatta salire sulla lettiga e portata in spalla dai quattro. <<VAI NINO>> fu l'ordine che Cecilia
impartì.
Vituccio
si mise davanti ai quattro, con l'intenzione di fare da Cicerone a Nannina e
farle visitare la città vecchia.
Il
corteo incrociò il Vescovo, il quale vedendo la scena, tirò fuori l'ultima
edizione della Bibbia, alla ricerca di quale Santo fosse, nell'incertezza,
cominciò a recitare il Rosario, mettendosi accanto a Vituccio.
Tutte
le bizzoche[8]
si misero in processione ai lati della poltrona.
Nannina
sembrava veramente una Madonna, anche perché una signora le aveva regalato una
frontiera luminosa di quelle che si usano ai concerti, per mantenere fermi i
capelli...
Il
Sindaco, che stava finendo di pagare la banda Musicale di Sannicandro, appena
si accorse di questa processione intimò: <<FERMI TUTTI... dovete suonare dietro a questa Madonna... che sennò non
vi pago.>>
La
banda immediatamente preso posto dietro la folla, intonò la marcia di Radetzky.
La
gente, che si domandava quale Madonna fosse, espose ai balconi le coperte e le
lenzuola, in segno di rispetto alla processione... tutti quanti si facevano il
segno della croce.
Appena
la Processione passò davanti al sottano di Vituccio, Nannina intuì dall'odore
del ragù, che quella signora sull'uscio era Pasquina, la vicina di casa e le
consegnò le buste della spesa:
<<NE'[9]... questi mettili nel sugo... che mò
veniamo... finiamo il giro, ti facciamo uno squillo e tu butti la pasta.>>
Dopo
ben sette ore il corteo finì il suo percorso, nella piazza della Basilica di
San Nicola e tutti presero la via del ritorno.
A
casa di Vituccio il ragù la fece da padrone insieme alle immancabili casse
della birra.
La
tavolata raggiunse il ragguardevole numero di 158 persone... a capo tavola il
Vescovo, dall'altra parte il Sindaco (ovviamente)...
al centro, loro... i due “colombi” (non
scacazzatori) che brindavano con i boccali della birra Peroni che Vituccio
aveva frecato[10]
alla Fiera del Levante e con i cori di hurrà degli invitati. Il pranzo durò
diciotto ore e alla fine tutti gli invitati ebbero la bomboniera con la foto
ricordo scattata da Luca Turi[11].
La Gazzetta del Mezzogiorno e tutti i telegiornali locali e nazionali fecero un'edizione
straordinaria per raccontare tutti i particolari di questa stupenda giornata.
[1]
Nullafacenti
[2]
Commerciante di una prestigiosa pescheria in via Napoli
[3]
Senza denti
[4]
Arcinoto ristorante tipico della cucina barese dove è possibile mangiare dell’ottimo
e sempre fresco pesce.
[5]
Acconciatura tipica delle donne meridionali di un tempo: in francese= chignon
[6]
Selciato tipico dei centri storici
[7]
Mercatino multietnico dell’antiquariato che oggi si tiene nei pressi dello
stadio San Nicola.
[8]
Vecchiette devote
[9]
Tieni (afferra)
[10]
Rubato
[11]
Celeberrimo fotoreporter barese