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N.B.: i miei racconti possono contenere parole in dialetto o in forma dialettale barese: NIENTE PAURA... alla pagina 777 ci sono i sottotitoli... (*◕‿◕*)
La storie che leggerete sono liberamente e parzialmente ispirate a fatti realmente accaduti.
I riferimenti a personaggi, i singoli eventi narrati, i nomi, i dialoghi e i luoghi possono essere frutto della mia fantasia e di esigenze e finalità artistico/narrative.

giovedì 6 settembre 2012

UN CANE ACROBATA



Date da bere agli assetati...

Quest’estate che sta ormai volgendo al termine, sarà ricordata come una delle più roventi degli ultimi anni. Infatti, con tutti gli anticicloni che si sono susseguiti, che hanno fatto alzare le temperature alle stelle… CARONTE, MINOSSE, LUCIFERO, ecc...

 

Tutti quanti abbiamo cercato di difenderci come potevamo: scorte di acqua e di ghiaccioli, un bel tuffo al mare e tanti rimedi della nonna, per resistere al caldo.
Naturalmente i più penalizzati sono, come al solito, anziani e bambini, che soffrono più di noi la calura di questa stagione… Ma anche gli animali non sono da meno

L’altro giorno mi capitò di vedere un cane che era sicuramente assetato, giacché aveva una lingua lunga, segno evidente di sete. E questo mi fece ricordare come un’altra volta, d’estate e precisamente nella settimana di Ferragosto, fui involontario protagonista di una storiella dai risvolti tragicomici…

Sia io che mia moglie trascorrevamo le ferie a casa e, nella mattinata eravamo stati al mare, poiché le temperature, anche quell’anno, erano piuttosto bollenti. Al ritorno, a pranzo una gustosa insalata e della frutta fresca, erano il giusto modo per idratarci da un caldo che non dava tregua.

Dopo pranzo cedemmo a una rilassante pennichella che, nelle nostre intenzioni, avrebbe avuto lo scopo di rigenerarci…

Non avevamo fatto i conti, però, con un cane randagio che (poverino) si avventurava in pieno pomeriggio, nelle strade del mio paese, alla ricerca di una fonte d’acqua. O quantomeno, cercava un posto al riparo dal sole, un albero o una zona d’ombra che gli permettesse di trascorrere un po’ di tempo al fresco.

Occorre fare una piccola premessa: abitiamo in una casa singola che si trova all’angolo fra due strade e in una di esse, da un po’ di tempo, era in costruzione una palazzina di due piani, accanto alla casa di mio cognato, nostro vicino di casa.

Nella settimana del Ferragosto, le attività di costruzione si erano fermate per il tradizionale periodo di ferie, per cui nel cantiere non c’era nessuno. Siccome il palazzo non era completato, laddove oggi sorge il portone d’ingresso, era stata sistemata una lamiera, a copertura dell’accesso al cantiere.

Il cane, passando dalla nostra strada, notò quest’oasi di fresco e tranquillità e pensò bene di entrarvi, alla ricerca dell’ombra e magari dell’acqua. Nel tentativo di spostare la lamiera fece un po’ di rumore e quindi non passò inosservato a una ragazzina che si trovava sul balcone di una casa di fronte alla costruzione.

Intanto il cane era riuscito a entrare ma la ragazzina avvertì suo padre che, con l’aiuto di due amici, pensò bene di cacciar via l’ospite indesiderato, con il solo risultato di spaventare l’animale che, impaurito, anziché scappar via uscendo da dove era entrato, saliva al piano superiore, per la disperazione…

I tre uomini, armati di scope e spranghe, urlavano al cane di scendere (!), ma questi, per tutta risposta, abbaiava e ringhiava. Nel frattempo noi eravamo caduti in un sonno profondo, per cui non sentivamo nulla di quello che stava accadendo.
 
Anche i tre uomini si resero conto che sarebbe stato difficile, convincere il cane a scendere dal palazzo e tentarono, tutti insieme, una sortita per costringere l’animale a scendere.
Questi ancora più spaventato, arrivò fin sopra il terrazzo e, non avendo altra via di fuga, aveva capito che i tre l’avrebbero aggredito, abbaiando e ringhiando sempre più forte, si lanciò dal tetto del cantiere, andando a finire sul terrazzo della casa di mio cognato.

Allora i tre “Giustizieri della Legge” pensarono bene di citofonare e avvertire mio cognato che sulla sua casa vi era un pericoloso cane che abbaiava e ringhiava…

Mio cognato rimase piuttosto divertito da quest’affermazione, poiché non si capacitava di come fosse arrivato un cane sulla sua testa, ma quando i tre gli spiegarono le dinamiche della situazione, anch’egli armato di scopa (nondimeno), cercò di “parlamentare” col cane, sempre più assetato…

E sempre più assediato, al punto che “i quattro dell’Apocalisse”, riuscirono a salire sul secondo terrazzo, costringendo ancora una volta il malcapitato animale esausto, con la forza della disperazione, a un secondo balzo, questa volta sul mio terrazzo…

Solo a quel punto, il trambusto e le urla della gente, ci risvegliarono dal sonno ristoratore e in pochissimo tempo, intuimmo che la “rogna” era stata scaricata a noi[1]. Infatti, sia mio cognato che gli altri “tre moschettieri” si ritirarono in buon ordine, lasciando al sottoscritto, la “patata bollente” di negoziare la resa del cane, che non la smetteva di ringhiare e abbaiare, probabilmente per l’enorme spavento.

In quei momenti di assoluto panico, l’unica cosa razionale che mi venne di fare fu quella di scendere in strada e capire quali potevano essere le mosse del cane che, effettivamente, era riuscito a calmarsi e a trovare un po’ di refrigerio, all’ombra del torrino del terrazzo... 

Quindi non abbaiava più, ma noi sapevamo che era lì e, soprattutto, da lì era imprigionato, poiché non poteva più tornare indietro: doveva solamente scendere dalla porta del nostro terrazzo, entrando in casa mia e uscendo dalla porta principale oppure lanciarsi ancora una volta nel vuoto e questa volta, finendo in strada. CHE SITUAZIONE!

<<Che si fa?>> mi chiedeva impaurita mia moglie. Ed io fingendo una sicurezza da far invidia a James Bond, le risposi: <<Non ti preoccupare… Mò chiamiamo i Vigili>>.

Telefonammo al Comando dei Vigili Urbani che, giustamente, il 15 agosto alle 3 del pomeriggio, non potevano certamente essere in servizio e quindi ci rivolgemmo dai Carabinieri, i quali ci dissero di chiamare, in questi casi, i Vigili del Fuoco, perché loro si occupavano di persone e non di animali[2].

Chiamai finalmente i Vigili del Fuoco e dopo una serie d’incredulità da parte dell’operatore, che voleva essere spiegato per bene tutto l’accaduto, mi promise[3] che una camionetta, sarebbe venuta a “salvarci”.

Passarono circa quaranta interminabili minuti, durante i quali il sottoscritto era sempre fuori di casa, tenendo costantemente sotto controllo il cane che, nel frattempo si era affacciato al terrazzo, quasi in segno di scherno, come se stesse gustandosi la scena di cosa succedeva di sotto.
Pareva essere lui il padrone di casa e noi (poiché era scesa anche mia moglie), invece, lì a chiedergli di poter rientrare…

Infatti, normalmente alle tre del pomeriggio d’estate, in paese non passa mai nessuno, sia in macchina e sia a piedi. Quel giorno, sembrava che tutti si fossero dato appuntamento, per passare davanti a casa mia e osservare il “CANE ACROBATA” e cercare di capire come fosse arrivato lassù… e noi che eravamo costretti a soddisfare la curiosità della gente, nel raccontare l’accaduto. E giù grasse risate… MALEDETTI!
 
 
Finalmente arrivò la CAVALLERIA e in breve tempo, i pompieri capirono che il cane era solamente assetato e ci chiesero una bacinella d’acqua. Dopo pochissimi minuti, il cane sufficientemente rifocillato, si lasciò prendere in braccio da un vigile del fuoco, che lo fece uscire da casa nostra, passando dalla scala interna dell’abitazione e uscendo dalla porta d’ingresso, manco fosse stato un principe…

A quel punto la ragazzina che aveva scatenato il putiferio, dal suo balcone, applaudì felicissima la buona conclusione della vicenda,  guadagnandosi però le benedizioni per lei e per tutta la sua famiglia, antenati compresi, da parte mia e di mia moglie, che volevamo, invece, trascorrere un pomeriggio di assoluta tranquillità.


[1] La mia casa è l’ultima nella via: dopodiché c’è solo la strada
[2] Secondo me, i Carabinieri interpretarono la mia telefonata come quella di un buontempone che, il giorno di Ferragosto si voleva divertire con loro e non mi presero sul serio. Come poteva essere arrivato un cane sul terrazzo di una persona? Volando? (Fu la prima osservazione che mi fecero, non conoscendo la zona)
[3] Dopo due telefonate e con la minaccia di rivolgermi all’Autorità Giudiziaria, per una denuncia