Date da bere agli assetati...
Quest’estate che sta ormai volgendo al termine,
sarà ricordata come una delle più roventi degli ultimi anni. Infatti, con tutti
gli anticicloni che si sono susseguiti, che hanno fatto alzare le temperature
alle stelle… CARONTE, MINOSSE, LUCIFERO,
ecc...
Tutti quanti abbiamo cercato di difenderci come
potevamo: scorte di acqua e di ghiaccioli, un bel tuffo al mare e tanti rimedi
della nonna, per resistere al caldo.
Naturalmente i più penalizzati sono, come al
solito, anziani e bambini, che soffrono più di noi la calura di questa
stagione… Ma anche gli animali non sono
da meno…
L’altro giorno mi capitò di vedere un cane che era
sicuramente assetato, giacché aveva una lingua lunga, segno evidente di sete. E
questo mi fece ricordare come un’altra volta, d’estate e precisamente nella
settimana di Ferragosto, fui involontario protagonista di una storiella dai
risvolti tragicomici…
Sia io che mia moglie trascorrevamo le ferie a casa
e, nella mattinata eravamo stati al mare, poiché le temperature, anche
quell’anno, erano piuttosto bollenti. Al ritorno, a pranzo una gustosa insalata
e della frutta fresca, erano il giusto modo per idratarci da un caldo che non
dava tregua.
Dopo pranzo cedemmo a una rilassante pennichella
che, nelle nostre intenzioni, avrebbe avuto lo scopo di rigenerarci…
Non avevamo fatto i conti, però, con un cane
randagio che (poverino) si
avventurava in pieno pomeriggio, nelle strade del mio paese, alla ricerca di
una fonte d’acqua. O quantomeno, cercava un posto al riparo dal sole, un albero
o una zona d’ombra che gli permettesse di trascorrere un po’ di tempo al
fresco.
Occorre fare una piccola premessa: abitiamo in una
casa singola che si trova all’angolo fra due strade e in una di esse, da un po’
di tempo, era in costruzione una palazzina di due piani, accanto alla casa di
mio cognato, nostro vicino di casa.
Nella settimana del Ferragosto, le attività di
costruzione si erano fermate per il tradizionale periodo di ferie, per cui nel
cantiere non c’era nessuno. Siccome il palazzo non era completato, laddove oggi
sorge il portone d’ingresso, era stata sistemata una lamiera, a copertura
dell’accesso al cantiere.
Il cane, passando dalla nostra strada, notò quest’oasi
di fresco e tranquillità e pensò bene di entrarvi, alla ricerca dell’ombra e
magari dell’acqua. Nel tentativo di spostare la lamiera fece un po’ di rumore e
quindi non passò inosservato a una ragazzina che si trovava sul balcone di una
casa di fronte alla costruzione.
Intanto il cane era riuscito a entrare ma la
ragazzina avvertì suo padre che, con l’aiuto di due amici, pensò bene di
cacciar via l’ospite indesiderato, con il solo risultato di spaventare
l’animale che, impaurito, anziché scappar via uscendo da dove era entrato,
saliva al piano superiore, per la disperazione…
I tre uomini, armati di scope e spranghe, urlavano
al cane di scendere (!), ma questi,
per tutta risposta, abbaiava e ringhiava. Nel frattempo noi eravamo caduti in
un sonno profondo, per cui non sentivamo nulla di quello che stava accadendo.
Anche i tre uomini si resero conto che sarebbe
stato difficile, convincere il cane a scendere dal palazzo e tentarono, tutti
insieme, una sortita per costringere l’animale a scendere.
Questi ancora più spaventato, arrivò fin sopra il
terrazzo e, non avendo altra via di fuga, aveva capito che i tre l’avrebbero
aggredito, abbaiando e ringhiando sempre più forte, si lanciò dal tetto del
cantiere, andando a finire sul terrazzo della casa di mio cognato.
Allora i tre “Giustizieri della Legge” pensarono
bene di citofonare e avvertire mio cognato che sulla sua casa vi era un pericoloso cane che abbaiava e ringhiava…
Mio cognato rimase piuttosto divertito da
quest’affermazione, poiché non si capacitava di come fosse arrivato un cane
sulla sua testa, ma quando i tre gli spiegarono le dinamiche della
situazione, anch’egli armato di scopa (nondimeno),
cercò di “parlamentare” col cane,
sempre più assetato…
E sempre più assediato, al punto che “i
quattro dell’Apocalisse”, riuscirono a salire sul secondo terrazzo, costringendo
ancora una volta il malcapitato animale esausto, con la forza della disperazione, a un secondo balzo, questa volta sul
mio terrazzo…
Solo a quel punto, il trambusto e le urla della
gente, ci risvegliarono dal sonno ristoratore e in pochissimo tempo, intuimmo
che la “rogna” era stata scaricata a
noi[1].
Infatti, sia mio cognato che gli altri “tre moschettieri” si ritirarono in
buon ordine, lasciando al sottoscritto, la “patata
bollente” di negoziare la resa del cane, che non la smetteva di ringhiare e
abbaiare, probabilmente per l’enorme spavento.
In quei momenti di assoluto panico, l’unica cosa
razionale che mi venne di fare fu quella di scendere in strada e capire quali
potevano essere le mosse del cane che, effettivamente, era riuscito a calmarsi
e a trovare un po’ di refrigerio, all’ombra del torrino del terrazzo...
Quindi non abbaiava più, ma noi sapevamo che era lì
e, soprattutto, da lì era imprigionato, poiché non poteva più tornare indietro:
doveva solamente scendere dalla porta del nostro terrazzo, entrando in casa mia
e uscendo dalla porta principale oppure lanciarsi ancora una volta nel vuoto e
questa volta, finendo in strada. CHE
SITUAZIONE!
<<Che
si fa?>> mi chiedeva impaurita mia moglie. Ed io fingendo una
sicurezza da far invidia a James Bond,
le risposi: <<Non ti preoccupare…
Mò chiamiamo i Vigili>>.
Telefonammo al Comando dei Vigili Urbani che, giustamente, il 15 agosto alle 3 del pomeriggio,
non potevano certamente essere in servizio e quindi ci rivolgemmo dai Carabinieri, i
quali ci dissero di chiamare, in questi casi, i Vigili del Fuoco, perché loro
si occupavano di persone e non di animali[2].
Chiamai finalmente i Vigili del Fuoco e dopo una
serie d’incredulità da parte dell’operatore, che voleva essere spiegato per bene
tutto l’accaduto, mi promise[3]
che una camionetta, sarebbe venuta a “salvarci”.
Passarono circa quaranta interminabili minuti,
durante i quali il sottoscritto era sempre fuori di casa, tenendo costantemente
sotto controllo il cane che, nel frattempo si era affacciato al terrazzo, quasi
in segno di scherno, come se stesse gustandosi la scena di cosa succedeva di sotto.
Pareva essere lui il padrone di casa e noi (poiché era scesa anche mia moglie), invece, lì a chiedergli di poter rientrare…
Pareva essere lui il padrone di casa e noi (poiché era scesa anche mia moglie), invece, lì a chiedergli di poter rientrare…
Infatti, normalmente alle tre del pomeriggio d’estate, in paese non
passa mai nessuno, sia in macchina e sia a piedi. Quel giorno, sembrava che
tutti si fossero dato appuntamento, per passare davanti a casa mia e
osservare il “CANE ACROBATA” e cercare di capire come fosse arrivato lassù… e
noi che eravamo costretti a soddisfare la curiosità della gente, nel raccontare l’accaduto.
E giù grasse risate… MALEDETTI!
Finalmente arrivò la CAVALLERIA e in breve
tempo, i pompieri capirono che il cane era solamente assetato e ci chiesero una
bacinella d’acqua. Dopo pochissimi minuti, il cane sufficientemente
rifocillato, si lasciò prendere in braccio da un vigile del fuoco, che lo fece
uscire da casa nostra, passando dalla scala interna dell’abitazione e uscendo
dalla porta d’ingresso, manco fosse stato un principe…
A quel punto la ragazzina che aveva scatenato il
putiferio, dal suo balcone, applaudì felicissima la buona conclusione della
vicenda, guadagnandosi però le benedizioni
per lei e per tutta la sua famiglia, antenati compresi, da parte mia e di
mia moglie, che volevamo, invece, trascorrere un pomeriggio di assoluta
tranquillità.
[1]
La mia casa è l’ultima nella via: dopodiché c’è solo la strada
[2]
Secondo me, i Carabinieri interpretarono la mia telefonata come quella di un
buontempone che, il giorno di Ferragosto si voleva divertire con loro e non mi
presero sul serio. Come poteva essere arrivato un cane sul terrazzo di una
persona? Volando? (Fu la prima osservazione che mi fecero, non conoscendo la
zona)
[3]
Dopo due telefonate e con la minaccia di rivolgermi all’Autorità Giudiziaria,
per una denuncia
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