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N.B.: i miei racconti possono contenere parole in dialetto o in forma dialettale barese: NIENTE PAURA... alla pagina 777 ci sono i sottotitoli... (*◕‿◕*)
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I riferimenti a personaggi, i singoli eventi narrati, i nomi, i dialoghi e i luoghi possono essere frutto della mia fantasia e di esigenze e finalità artistico/narrative.

mercoledì 23 novembre 2011

UN BEL GELATO AL LIMONE? NI...

(Storia di un acerbo ragazzino non ancora pratico di donne)

Chi non ricorda la celebre canzone di Lucio Battisti... Come faceva?

Il CARRETTO passava e quell'uomo gridava…
<<A LIMOOOOOUUNEEE... GELAAAAATTIIIIII... A LIMOOOOOUNEEEE>>.

E così, ogni giorno SAVERIO, il gelataio-urlatore, che mi ricordava quei cantanti degli anni ’50 (Alain Barrière, Fausto Leali, Tony Dallara, ecc.) passava dalla strada di casa mia alle 17:00 in punto.

Se ci penso ancora oggi, secondo me, Mogol, straordinario autore di testi e canzoni, in vacanza a Bari, avrà incrociato Saverio, il quale, involontariamente, gli ha fornito l’ispirazione per quella meravigliosa canzone che è I GIARDINI DI MARZO (vedi Youtube).

Dicevo di Saverio. Il suo cognome era PROCOPIO ed era l'ultimo discendente di una dinastia di apprezzati gelatai.
Ogni giorno era puntuale come una cambiale, con il suo carretto rosso spinto da una sgangherata bicicletta. Qualche anno dopo era sempre puntuale, ma scorrazzava con un rombante Apecar e con tanto di megafono.

Ed altrettanto puntualmente, il sottoscritto, magari impegnato a leggere l’ultimo numero di Tex Willer, sul balcone di casa, correva a nascondersi... E non perché disdegni i gelati al limone...

Semplicemente perché la signora BENOCCHIA[1] del terzo piano iniziava a chiamarmi per chiedermi di scendere a comprare tre gelatini: uno per lei, l'altro per la sua figliola (da noi tutti soprannominata BELFAGOR, per l’incredibile somiglianza col noto personaggio dello sceneggiato ispirato al mostro del Louvre) e uno per me, nell’insolita e svogliata veste del garzone.

Qualche volta ci cascavo (perché più che l'orgoglio poté la... voglia del gelato).
Ogni volta maledicevo quel momento, poiché ero costretto a rimanere in casa loro a tenere compagnia a Belfagor... pardon alla figlia...

Belfagor (non posso citare il nome della ragazzina, oggi splendida signora 40enne) mi toccava di continuo i capelli: <<come sono belli i tuoi riccioli... e tu come sei bello...>> e rideva. E toccava… UFFA

Ed io chiudevo gli occhi... non per sognare... ma perché non la volevo vedere, per quanto era brutta…

La signora benocchia, poi, adorava spettegolare su tutto il vicinato e lo faceva spesso, scendendo giù a casa mia, per fare due chiacchiere con mia madre... e noi rimanevamo da soli...
 
Ed era a quel punto che... io divoravo il gelatino per fare in modo di tornare prima possibile da mammà, perché Belfagor si faceva più audace...



Un brutto giorno, all’ennesima avance della donzella, successe quello che ognuno di voi sta pensando. 

Appena lei si avvicinò oltre la barriera da me stabilita, lanciai un urlo liberatorio:
<<MAMMAAAAAAAA...>> e corsi giù per le scale...
Da quel giorno non amo particolarmente i gelati al limone, mentre a distanza di tempo, mi sono pentito poiché Belfagor è sbocciata come un fiore profumato a primavera.

FINE

Signora BENOCCHIA
BELFAGOR


 [1] Nostra vicina di condominio che indossava un vistoso paio d’occhiali

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