(“La schedina fra le dita può cambiare la tua vita…”)

Certo, se Fabio Concato avesse saputo
quello che mi capitò quella domenica, sicuramente, modificando il testo,
avrebbe stravinto sia al Festival di Sanremo sia ai Grammy Awards[1]…
Ero reduce da una settimana scolastica
molto pesante. Le insegnanti della scuola media non ci davano tregua: chi con
le espressioni algebriche, chi con Omero e la sua Odissea, altre con le loro
rispettive materie più o meno antipatiche e impegnative.
Non vedevo l’ora che arrivasse la
domenica, per tanti motivi: perché ero stato influenzato la domenica precedente
ed ero rimasto tutto il giorno a letto: <<Madò… non potevo stare così di
lunedì?>>, pensai, stizzito a letto in quella splendida giornata
di sole…
Un’altra ragione per cui aspettavo la
domenica era che mio padre aveva deciso di riportarmi allo stadio (il mitico “Della
Vittoria”), dopo una lunga assenza: il Bari avrebbe affrontato in casa
la Ternana e se avesse vinto, sarebbe andato in testa al campionato di serie B…
Inoltre il sabato mattina mi aveva detto
che aveva bisogno del mio aiuto, per un lavoretto che intendeva svolgere, la mattina dopo, a casa
di un suo amico.
Mio padre, ex elettricista (ora in pensione) era benvoluto da tutti i suoi colleghi e spesso era richiesto da essi per dei piccoli lavori elettrici.
In qualche caso, quando la circostanza lo richiedeva, si avvaleva della mia “collaborazione”, al fine di terminare più velocemente l’impegno intrapreso.
Mio padre, ex elettricista (ora in pensione) era benvoluto da tutti i suoi colleghi e spesso era richiesto da essi per dei piccoli lavori elettrici.
In qualche caso, quando la circostanza lo richiedeva, si avvaleva della mia “collaborazione”, al fine di terminare più velocemente l’impegno intrapreso.
Fu così che quella domenica mattina ci
recammo a casa di OSCAR, un suo collega originario di Galatone (LE), che abitava in via Emanuele Mola a
Bari.
Ancora oggi, ogni volta che ripasso da quella
strada, che è il prolungamento di via G. Amendola (la via che porta sulla statale 100, la cosiddetta Bari-Taranto)
e che interseca viale G. Capruzzi (più
conosciuta dai baresi come l’Extramurale),
il mio pensiero va a questo ex collega di mio padre, simpaticissimo e
mattacchione…
All’epoca single, Oscar era definito,
nell’ambito lavorativo, un vero e proprio genio incompreso: oggi diremmo un eccentrico…
capelli spettinati, barba incolta, cambiava fidanzate come fossero calzini,
fumava di tutto ma soprattutto ascoltava tanta musica, di tutti i generi…
A casa sua, la musica la faceva da
padrona: egli spaziava tranquillamente dai Beatles a
Pavarotti, da Frank Sinatra fino a Sergio Endrigo, passando per l’immancabile
pizzica salentina… era un vero e proprio appassionato del mondo delle sette
note.
E soprattutto possedeva tanti strumenti musicali che diceva di saper suonare…
E soprattutto possedeva tanti strumenti musicali che diceva di saper suonare…
Ero veramente impressionato da quell’uomo…
Il lavoro a casa di Oscar fu lungo e
piuttosto impegnativo e, quella non era la prima volta che mio padre mi
chiamava per quel lavoro. Finalmente eravamo arrivati alla conclusione e, al
momento di salutarci, dopo che ebbe regolato il pagamento, Oscar mi stupì
ancora una volta: mi regalò un 45 giri dei Beatles, Let it be e una chitarra acustica che conservo gelosamente
ancora oggi…
Quando tornai a casa con questo prezioso cimelio,
incrociai i miei amici e mostrai fiero il frutto del mio “lavoro”…
Dopodiché salimmo a casa per pranzare di
corsa e recarci allo stadio, in compagnia della nostra radiolina che, in tempo
reale, grazie alla mitica trasmissione “TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO”,
ci avrebbe fornito i risultati di tutte le partite inserite nella schedina.
Come ogni settimana, avevo giocato,
insieme a mio padre, un sistema da tre doppie per un valore di 1.400 lire…
anche in quella circostanza, avevo puntualmente dichiarato al tabaccaio che, se
avessi fatto 13, mi sarei ricordato anche di lui…
La partita fu eccezionale: il Bari vinse
2 a 0 e le partite del Totocalcio stavano quasi per terminare. Mancava solo il
risultato di una partita di serie C e, fino a quel momento, avevo totalizzato
12 punti…
L’emozione era palpabile ed io, che nella
mia vita, non avevo mai vinto niente, già mi vedevo miliardario, comodamente
seduto su di una sdraio ai Tropici, che ordinavo una limonata al barman e con due
belle fanciulle che mi sventolavano ai miei lati, oppure che avrei intrapreso
la carriera di cantante di successo, con la chitarra regalatami da Oscar…
Solo che il Barletta non si decideva a
pareggiare sul campo della Turris: avevo messo X sulla schedina, per simpatia e
perché era una squadra pugliese: mancava un minuto alla fine della partita,
eravamo già fuori dello stadio e mio padre camminava con l’orecchio incollato
alla radiolina… ed io, incollato a lui, che pregavo…
<<ATTENZIONEEEEE… CALCIO DI RIGORE
PER IL BARLETTA….>>… Madò…
In quel momento avrei voluto essere io a
calciare quel pallone dritto in porta… e invece dovevo sperare che il
calciatore del Barletta avesse compiuto il suo dovere…
<<TUTTO E’ PRONTO DAGLI UNDICI
METRI… PARTE CAPOGNA… TIRO…>>
Nooooooooo…… La radiolina si spense
all’improvviso…
Io e mio padre ci guardammo negli occhi,
poi iniziammo a turno a scuotere quel maledetto aggeggio, che sul più bello,
ci aveva abbandonato con le batterie scariche…
Per fortuna, vicino a noi, camminavano
altre persone che stavano raggiungendo ognuno le proprie auto… Un ragazzo ci
avvertì che la partita era terminata e il Barletta aveva pareggiato: la partita
finì 1 a 1…
(Io):<<13… ho fatto 13… non ci credo… HO
VINTO… ho fatto 13….>>, saltellando e cantando a squarciagola la
canzone di Toto Cutugno, La domenica italiana…
Tornammo a casa e salutai in fretta mio
padre: avevo appuntamento con i miei amici per andare al cinema.
Allo Splendor[2],
un piccolo cinema esistente ancora oggi in via Buccari, proiettavano l’ennesimo
film di Edwige Fenech, Lino Banfi e
Alvaro Vitali, LA POLIZIOTTA DELLA
SQUADRA DEL BUON COSTUME e non ce lo saremmo persi per niente al mondo.
Entusiasta dell’accaduto, raccontai il
fatto ai miei amici e volli pagare loro il biglietto del cinema.
Non solo: usciti dal film, andammo alla Pizzeria
Di Cosmo in via G. Modugno e offrii loro un panzerotto fritto e una
coca-cola…
Era il minimo, pensai… non li avrei più
rivisti, poiché sarei stato impegnato, in giro per il mondo…
Finalmente tornai a casa e i miei
genitori mi comunicarono che il grande Paolo
Valenti, dalla sua trasmissione “90° MINUTO” aveva annunciato che le
quote dei 13 erano piuttosto popolari: in
tutta Italia c’erano state 58.392 vincite con 13 punti, per un valore di circa
12.700 lire cadauna…
ADDIO SOGNI DI GLORIA…
L’indomani, tristissimo, andai a scuola
e, alla terza ora, la prof di italiano ci fece svolgere un tema dal titolo “RACCONTA COME HAI TRASCORSO LA TUA GIORNATA
DI FESTA…”
OLTRE IL DANNO ANCHE LA BEFFA…
[1]
L’equivalente del Premio Oscar per la musica.
[2]
Questo cinema è in realtà una saletta attigua alla Parrocchia del Santissimo
Sacramento, meglio conosciuta dai baresi come la CHIESA DI DON FIORE, dal nome dello storico parroco che la condusse
per molti anni. Curioso come trasmettesse, però, film vietati ai minori di 14 anni...
Io sono andato meglio con un 12 ho vinto 16.200 lire
RispondiEliminaMi sono ispirato, in parte, alla tua storia realmente accaduta...
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