Storia di un'avventura... ARALDICA
Estate, tempo di vacanze… finalmente
dopo un intero inverno passato a sgobbare e a fantasticare sulle mete
vacanziere, ciascuno di noi, si gode le meritate ferie (o almeno chi può…)
Certo, per noi che abitiamo in una terra
bagnata in larga parte dal mare, trascorrere le ferie in un posto diverso,
sarebbe quantomeno fuori luogo…
Infatti, fin da bambino, ho sempre
trascorso le mie sospirate vacanze al mare, al LIDO MARECHIARO (chi se lo ricorda?), nei pressi del ristorante
PROVOLINA (vicinanze Faro e ingresso
monumentale della Fiera del Levante)…

E poi arrivati lì, in spiaggia, armati
di paletta, secchiello e formine… e giù a costruire enormi castelli di sabbia… BEI TEMPI…
Qualche anno dopo, più grandicello, mi spostai
di qualche centinaia di metri, andando alla spiaggia per eccellenza dei baresi
medi, LIDO SAN FRANCESCO (da non
confondere con la meta per eccellenza dei baresi VIP, ossia IL TRAMPOLINO)...
Tutte le mattine, con i miei amici, cercavamo
il sistema migliore per entrare nel lido, senza pagare, riuscendoci
regolarmente…
Il sistema più efficace era quello di
riuscire a individuare già nell’Autobus numero 5 (che portava dalla stazione
fino al quartiere di Fesca), le persone che entravano nella struttura con la
tessera…
A questi, chiedevamo gentilmente:
1) Se,
per caso, avessero avuto una tessera in più (e in qualche raro caso entravamo così);
2) Oppure
di aspettare che ci spogliavamo, consegnando i nostri vestiti e le nostre borse
ed entrando dal mare (lato Hotel 7 Mari),
facendo un largo giro in acqua…
… e tutto questo, sempre e solo, per
raggiungere le signorine, nostre spasimanti, che erano già lì (dalle 8.30),
armate di creme solari abbronzanti e che facevano nervosamente su e giù, sulla
passerella del lido, guardando di continuo l’orologio, seguite dallo sguardo
bonario e un po’ complice delle loro mamme….
PANTA
REI dicevano gli antichi greci (tutto
scorre e tutto passa) e si arriva ai giorni nostri, quando, ormai sposato, decisi
insieme a mia moglie, il luogo dove trascorrere le tanto agognate vacanze…
Molto spesso al mare, come dicevo, ma un
anno, complice anche la difficoltà di ottenere giorni di ferie, a causa di
cambiamenti sul lavoro per entrambi, riuscimmo a ritagliarci una settimana di
relax in un Resort in collina, in provincia di Arezzo, esattamente a Monte San
Savino…
L’estate del 2007 passerà alla storia
come quella che per la prima volta mi ha visto trascorrere un periodo classico
di ferie in un posto diverso dal mare…
Sia io che mia moglie avevamo cambiato
da poco lavoro e pertanto eravamo riusciti ad ottenere entrambi la sola
settimana di ferragosto di ferie e, piuttosto che andare al mare, decidemmo
insieme di trascorrere un periodo rilassante al fresco di qualche collina
toscana…
Arrivati sul posto e dopo aver sbagliato
strada almeno tre volte (nonostante cartina e Tom Tom), trovammo finalmente il
Relais che si ergeva al culmine di una salita ripida e inerpicata e che
dominava l’intera Val di Chiana…
Paesaggio stupendo e rilassante… in
lontananza scorgevamo le classiche mucche toscane (le cosiddette chianine) che
pascolavano in maniera lenta e noiosa…
Il Resort, però, era la base di appoggio
di una vacanza on the road che mia
moglie aveva progettato a mia insaputa…
Ogni giorno, infatti, mi obbligava a
percorrere da 200 a 300 km per raggiungere ora Orvieto, poi Perugia, Cortona,
Assisi, Siena, Montepulciano, ecc. …
Partivamo al mattino presto, dopo
colazione e tornavamo prima di sera, poiché era particolarmente sconsigliato
affrontare al buio, la salita che conduceva al Resort…
Anche perché ci passava appena una
macchina e se fosse sbucata un’altra in senso inverso…
E’ meglio che non ci penso, sennò ancora
adesso che scrivo, mi vengono i brividi lungo la schiena…

Non si contano, infatti, le numerose
bistecche alla fiorentina consumate in quella settimana (e vorrei vedere… a
pranzo, un panino al volo e poi via… armati di foto e videocamera.)
Un bel giorno avevamo deciso di andare a
visitare, tra l’altro, Foligno, Spello e poi Cortona…
Lungo la strada avevo notato una
contrada che portava il mio cognome… era un luogo con delle indicazioni ben
precise, anche sulla cartina…
Mi era venuto in mente di fare una
deviazione per vedere cosa ci fosse d’interessante in questa Contrada ROMITO, ma mia moglie mi fece
desistere, promettendomi, però, che al ritorno, ci saremmo avventurati per
questa strada di campagna…
La giornata trascorse tranquilla e al
ritorno, effettivamente deviammo per Contrada ROMITO…
Questa era una strada larga e asfaltata
per circa 1 km, durante il quale, però, non trovammo nulla se non alcune
indicazioni di un ristorante pizzeria e una veduta panoramica…
La strada si faceva man mano più
stretta, in salita e, a un certo punto divenne sterrata…
Erano anche le 18.30 e mia moglie
cominciava a sentirsi inquieta, chiedendomi di desistere e di tornare indietro…
Per la verità anch’io stavo perdendo le
speranze di trovare qualcosa d’interessante… anzi… semmai avevo deciso di
cercare un punto della strada che fosse stato leggermente più largo, in modo
tale da fare la manovra d’inversione di marcia e tornare dalla mia tanto
sospirata… BISTECCA.
Al termine di un’ennesima curva in
salita, notai un piccolo allargamento e decisi che lì avrei compiuto
l’inversione a U… avevamo percorso, a occhio e croce, circa 6 km lungo questa
famigerata Contrada ROMITO, senza aver visto lo straccio di una vista
panoramica o sentito l’odore di una pizza…
A quel punto rallentai, guardai gli
specchietti e iniziai la “giravolta” e….
Per guardare dalla mia parte, perché
c’era una siepe molto fitta, non mi accorsi che dall’altra parte la strada era… FINITA…
Precipitammo
in una specie di cunetta alta circa mezzo metro che fece inclinare paurosamente
l’auto sul nostro lato destro…
MOMENTI DI PANICO e di nervi a fior di
pelle (vi lascio immaginare)… ma dopo
cercai di riprendere in mano la situazione… tentai un paio di volte di accelerare,
al fine di rimettermi in posizione diritta…
L’unico risultato che ottenni fu che,
essendoci del fango, la ruota andò a impantanarsi sempre di più…
Erano 18.50… uscimmo dalla macchina (dalla mia parte) e chiamai l’ACI…
La
signorina del call center si scompisciava dalle risate, poiché era incredibile,
per lei, che il Sig. ROMITO di Bari si era perso e chiedeva aiuto, trovandosi
in… Contrada ROMITO in provincia di Arezzo… l’avrei strozzata, giuro…
Dopo questo lungo siparietto e dopo ben
tre telefonate, mi annunciò che il carro attrezzi più vicino (a circa 20 km)
avrebbe raggiunto il posto, appena possibile…
Momenti di attesa lunghissimi che
parevano un’eternità…
Erano le 19.15, quando finalmente “la
cavalleria” raggiunse i nostri disperati…
Il carro attrezzi m’informò che
l’operazione sarebbe terminata in circa mezz’ora al modico prezzo di € 210,00 (giacché era anche domenica)…
Tornammo al Relais, appena prima del
tramonto, in silenzio e con la fame che ci era passata…
I nostri amici che avevamo conosciuto in quella struttura, si meravigliarono del fatto
che non rimanemmo a cena con loro…
Anzi… da quella sera niente più
bistecche e soprattutto l’orario massimo del ritorno divenne le 18.30…
Da quella volta, le nostre vacanze le trascorriamo
al mare e se, durante il viaggio, dovessimo incontrare una strada contrada che
promette pizzerie o vedute panoramiche, sia io sia mia moglie sorridiamo e … FACCIAMO IL GESTO DELL’OMBRELLO, tirando
dritto per la nostra strada…
Che si chiami ROMITO oppure no…
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