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N.B.: i miei racconti possono contenere parole in dialetto o in forma dialettale barese: NIENTE PAURA... alla pagina 777 ci sono i sottotitoli... (*◕‿◕*)
La storie che leggerete sono liberamente e parzialmente ispirate a fatti realmente accaduti.
I riferimenti a personaggi, i singoli eventi narrati, i nomi, i dialoghi e i luoghi possono essere frutto della mia fantasia e di esigenze e finalità artistico/narrative.

giovedì 22 dicembre 2011

IL JUKE-BOX BAGNATO

(Storia di una “particolare” serenata estiva)

Da molti anni, ormai, non vivo più a Bari, però ogni volta che posso, adoro passeggiare per le vie del centro della mia città.
Anche perché la percorro con il naso all’insù, con gli occhi del turista.

Ogni volta scopro sempre nuovi e interessanti angoli. Oppure, più semplicemente, rivedo persone, cose o negozi di un tempo.

E mi è capitato quindi, l’altro giorno, di essere in via Sparano (il salotto buono della città) e di passeggiare in compagnia dei miei pensieri.

D’un tratto, davanti a me, a un centinaio di metri, notai un capannello di gente, ma soprattutto sentii una persona cantare a squarciagola: era il famigerato Cantante di via Sparano.

Ovviamente mi fermai a guardarlo, ma la mia mente tornò indietro nel tempo, quando…

Ai tempi delle scuole superiori, in estate, la mia comitiva si trasferiva in blocco dal Corso Vittorio Emanuele angolo Via Lombardi alla “sede estiva”, ossia Lido San Francesco alla Rena, la spiaggia dei baresi medi (da non confondere con il Trampolino, la spiaggia dei baresi VIP).

Ricordo che quell’estate avevo conosciuto una ragazza molto carina, bionda, occhi verdi, viso tondo (ho detto VISO), carnagione chiara, due guance rosse… sembrava SUSANNA, il personaggio dei mitici formaggini

La ragazza (che chiamerò SUSANNA nel racconto), ovviamente m’interessava e mi pareva, anch’essa attratta dal sottoscritto…
C’erano quindi tutte le premesse per tentare un approccio…
C’era, però, un problema: la signorina veniva al mare, tutti i giorni, con sua madre e sua sorella minore...

Non fu un grosso problema, “contattare” la sorella, in modo che diventasse mia complice…
Era lo sguardo attento e vigile della mamma il vero ostacolo. Quasi insormontabile.

Con mio sommo piacere, mi venne in soccorso una cara amica che aveva conosciuto la madre della mia futura conquista e che intratteneva con lei, discorsi musicali.

Quando la mia amica mi presentò alla Signora, dicendole che ero un grande conoscitore della musica italiana e straniera contemporanea, credetti di avere campo libero.

Ben presto mi accorsi che la Signora aveva gusti musicali piuttosto ricercati, ma soprattutto aveva una particolare e assoluta avversione per Eros Ramazzotti

Pertanto guai a nominarle il bravo cantautore romano: andava letteralmente in bestia, mentre, invece, io cercavo, opportunamente, di entrare nelle sue grazie, per assecondare il mio fine.

Intanto i giorni trascorrevano tutti uguali, la musica era sempre l’argomento preferito della Signora, però con sua figlia non si batteva un chiodo…

Venni a sapere, quasi casualmente, da un’altra mia amica, che la mia “reticente” Susanna adorava le canzoni d’amore e le serenate sotto il balcone, stile Romeo e Giulietta…

Ebbene, parlando di quest’ultimo argomento con il mio inseparabile amico PASQUALE, questi ebbe una fulminante idea che mi lasciò, sulle prime, perplesso, ma poi riuscì a convincermi: DOVEVAMO ORGANIZZARE UNA SERENATA ROMANTICA
già, ma come? E soprattutto chi doveva esibirsi?

Guardandoci negli occhi, insieme esclamammo: <<MARCOOOO!>>…

Marco era un tipo strambo che girava per la città, cantando a squarciagola tutte le canzoni italiane del momento e anche del passato, poiché aveva un’età indefinibile, ma soprattutto, a seguito del fatto che sua moglie lo aveva fatto Colonnello (frase dialettale barese che indica il tradimento del coniuge), aveva subìto un forte esaurimento nervoso, che lo aveva reso un enorme bambinone…

Tutti in città conoscevano Marco e chiunque volesse fargli cantare delle canzoni, doveva semplicemente dargli delle monete e lui diventava un juke-box…
Una domenica pomeriggio, i miei genitori mi avvertirono che dovevo andare con loro a un battesimo di un mio cuginetto, alla Cattedrale, nel centro storico… Che noia… vestirsi con un abito doppiopetto blu, camicia celeste e cravatta e pochette rossa… ovviamente scarpe di suola nere (ero elegantissimo e sembravo Don Vito Corleone, il celebre personaggio di quel capolavoro del cinema che è stato IL PADRINO di Francis Ford Coppola).

Tornando dalla funzione, mi recai in Corso Vittorio Emanuele, dove mi attendevano gli amici (soprattutto per prendermi in giro per il mio abbigliamento: loro erano quasi tutti in calzoni corti e polo a maniche corte, visto il caldo afoso della città).

Mentre ero lì che raccontavo i particolari della messa, DONATO TUTTECALZUNE (detto così perché era magrissimo e di famiglia modesta e numerosa… spesso indossava dei pantaloni di suo fratello maggiore, di due taglie più grandi di lui, che “fermava” con dei vistosi cinturoni di EL CHARRO) scorse in lontananza l’arrivo di Marco il juke-box... e lì scattò il nostro piano

Mi fecero nascondere dietro un angolo buio, assieme al mio fido Pasquale e poi fermarono e accerchiarono il poverino e lo costrinsero a entrare nella vicina cabina telefonica.  
Pareva un concorrente di Rischiatutto.
Spaventato, pregò loro di non fargli del male e che avrebbe cantato tutte le canzoni di sua conoscenza.

Lo avvertirono che c’era DON VITO che voleva parlargli e lui annuì, piagnucolando.
A un cenno di BRUNO (altro complice della vicenda), lentamente e con uno sguardo da duro, mi avvicinai al malcapitato “cantante di strada”, senza dirgli una parola…

Nessuno parlava, erano tutti seri e Marco ruppe il silenzio, balbettando qualcosa…
Immediatamente lo zittii con un semplice gesto delle mani e portando l’indice destro sotto il naso.

I miei amici in quel momento:<<sssssshhhhhhh, non parlare se non te lo dice Don Vito>>.

Il poverino non parlava, era pietrificato. Mantenendo lo sguardo da duro e da perfetto Gangster anni ‘20, gli dissi:<<Uagliò, tu stasera devi cantare per me. E BASTA!>>.

(Marco):<<Don Vito, io… se volete, vi canto tutte le canzoni che conosco… volete che vi canti Anema e Core? Malafemmena? Tu ca nu chiagne? Adesso Tu di Eros Ramazz…>>.

(IO):<<NON TI PERMETTERE DI NOMINARE A QUELLO, HAI CAPITO? CHE MI STA QUI (sullo stomaco)… e poi… devi fare una serenata, perciò preparati un bel repertorio… Intesi?>>.
E tirai fuori dalla mia tasca 2.000 lire e glieli allungai.

Lo strampalato saltimbanco, a sua volta, allungò la mano per prenderle, ma io ritrassi la mia e lo avvertii:<<1.000 lire adesso e 1.000 lire stasera, dopo la serenata… e non ne parliamo più!>>.

Nel frattempo le ragazze, avvertite dall’unica donna presente a questo particolare incontro, avevano pensato bene di incontrarsi a casa della mia bella, la quale non sapeva nulla della sorpresa che di lì a poco, avrebbe ricevuto…

All’orario prestabilito, Marco si presentò puntuale in via Gioacchino Murat, sotto il portone della mia “schizzinosa” ragazzina…

Noi eravamo, invece, tutti nascosti dietro alle auto in sosta, nella strada.

Bruno aveva il compito di citofonare e, camuffando la voce (stringendosi le narici), disse:<<EEEHHH SIGNORA, AFFACCIATEVI AL BALCONE CHE C’E’ QUALCUNO PER VOI>> e corse a nascondersi dietro una macchina…

Di sera, d’estate, la gente, normalmente, è sui balconi in cerca di refrigerio: perciò Marco ben presto, si rese conto di avere una platea, dapprima sonnacchiosa e poi parecchio interessata alla sua performance…

La prima canzone che cantò fu quella di Alan Sorrenti, Tu sei l'unica donna per me
Feci un cenno di approvazione con la testa a Pasquale.
La gente, sui balconi, batteva le mani a tempo e le nostre ragazze, erano tutte incantate a seguire l’improvvisato concerto, che Marco dedicò a Susanna: <<da parte di Don Vito…>>.

(Io, compiendo un gesto di stizza):<<NONE, non doveva fare il mio nome… adesso avrà 800 lire e non più 1.000!>>.

Al termine della canzone, Marco ricevette un timido applauso, mi guardò e gli feci cenno di continuare. Allora attaccò con la canzone di Riccardo Cocciante, Bella senz'anima

Pasquale mi guardò e fece un cenno di approvazione con la testa.
Ma quando Marco arrivò all’inciso della canzone, cantando:<<E ADESSO SPOGLIATIIIII… COME SAI FARE TUUU>>, a quel punto, cercando un mio cenno d’approvazione, subito confermata, cantò con tutta la forza che aveva, riscuotendo un successo clamoroso, da parte dei tanti involontari e ignari spettatori…

La terza canzone, però, segnò la fine dell’esibizione con un clamoroso e imprevisto finale: Marco aveva stravolto la scaletta concordata e cantò ADESSO TU di Eros Ramazzotti

(Io)<<NOOOO è finita… mò avrà 600 lire e non più 800!>>.
I miei amici avevano tutti lo sguardo teso e impaurito, come di chi è consapevole che sta per succedere qualcosa…

A un certo punto, la Mamma, anch’essa affacciata e, in un certo senso, orgogliosa che la serenata fosse dedicata a una delle sue figlie, corse in casa… Dopo qualche minuto, la rivedemmo e…

(Tutti):<<MARCOOOOO ATTENTOOOOO…>> Troppo tardi!
Il povero juke-box ambulante fu investito in pieno da un violento gavettone d’acqua fredda, fatto con un’enorme vasca.

Il poverino scappò via spaventato e noi lo rincorremmo, perché avremmo voluto pagare la sua esibizione, ma non riuscimmo a raggiungerlo… Era troppo spaventato e, secondo noi, pensò che l’avremmo voluto picchiare per non aver cantato la canzone concordata…

CONCLUSIONE

Che ve la dico a fare?

Nonostante il finale traumatico, la signorina apprezzò molto il mio gesto e l’indomani, al mare, cadde fra le mie braccia come una pera cotta…

POTENZA DELLA MUSICA E DEL PERFETTO GIOCO DI SQUADRA

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