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N.B.: i miei racconti possono contenere parole in dialetto o in forma dialettale barese: NIENTE PAURA... alla pagina 777 ci sono i sottotitoli... (*◕‿◕*)
La storie che leggerete sono liberamente e parzialmente ispirate a fatti realmente accaduti.
I riferimenti a personaggi, i singoli eventi narrati, i nomi, i dialoghi e i luoghi possono essere frutto della mia fantasia e di esigenze e finalità artistico/narrative.

venerdì 23 dicembre 2011

LE BRETELLE MIRACOLOSE

(Storia di un bambino acrobata, suo malgrado…)

Ci avete fatto caso? In ogni parte d’Italia e del mondo resiste, anche per quest’anno, la moda di appendere ai balconi delle nostre case, il simpatico pupazzo di Babbo Natale che si arrampica per la consegna dei regali ai bambini buoni.

Ebbene: non ci crederete ma mi sento di poter dire che questa moda l’ho inventata io!
Nel senso che chi ha avuto questa geniale e redditizia idea, si è sicuramente ispirato alla “disavventura” che mi capitò una volta, da bambino.

Eravamo nel mese di agosto e una mattina, mia madre decise di far visita a mia nonna materna: ero sempre tanto contento di salutarla, poiché sapevo che era custode di un tesoro…

Era un tesoro speciale che, però, non era conservato in una vecchia soffitta, come si vede nei film, bensì in una vecchia e grossa valigia, con tanto di maniglie e cinghie.

Avevo all’incirca otto anni e mio padre, fra le varie passioni, mi aveva trasmesso quella della lettura dei fumetti, in particolare di Tex Willer, ancora oggi il Numero Uno, secondo il mio modesto parere…

Non vedevo mia nonna da una settimana e perciò, quella mattina mia madre aveva deciso di vestirmi in maniera piuttosto elegante: pantaloncini blu, camicia celeste, calzini bianchi e scarpe blu. Il tocco finale era rappresentato da delle bretelle rosse che mi aveva comprato due giorni prima e che mal sopportavo: infatti, mi sembrava ridicolo indossarle… Ma tant’è

Nelle sue intenzioni c’era pure quella di recarsi al mercato con sua madre e per questo, le avevo detto che sarei rimasto a casa della nonna, in compagnia del mio tesoro, ossia LA COLLEZIONE DEI FUMETTI DI TEX WILLER DAL N. 1 (circa 300 numeri), realizzata da mio padre e da Zio Nicola (sfido chiunque a trovare una famiglia barese che non abbia nel suo Albero Genealogico uno ZIO NICOLA)…

Le due donne mi lasciarono solo in casa ma mia nonna dimenticò di avvertirmi che aveva cambiato posto a quell’ingombrante scrigno: infatti, la valigia era stata spostata sul balcone interno, attiguo alla cucina e, precisamente, su di una veranda interna di un vicino negozio.

In pratica, per arrivare a prendere i giornalini, dovevo salire sulla ringhiera e arrampicarmi sulla veranda della salumeria (peraltro chiusa per ferie, in quel periodo)… Un’impresa non facilissima, per un bambino di otto anni, non propriamente agilissimo.

Dopo che avevo girato per tutta la casa alla ricerca del misterioso baule, quasi sfiduciato, decisi di andare sul balcone della cucina e lì notai che la “caccia al tesoro” era terminata: alzai le braccia al cielo come se avessi vinto la Coppa del Mondo di calcio.

Senza pensarci, decisi di salire sulla ringhiera e prendere finalmente quella decina di fumetti che avrei letteralmente divorato: ero capace di immergermi nelle storie, come se fossi chiamato da Tex a partecipare alle sue avventure, insieme ai suoi pards.

Qualcosa, però, andò storto: le scarpine blu di suola mi tradirono e scivolai, tanto da perdere l’equilibrio.
Per mia fortuna, le bretelle furono la mia ancora di salvezza, giacché rimasero impigliate nella ringhiera, impedendomi di cadere di sotto.

RIMASI, QUINDI, DUE ORE APPESO AL BALCONE, COME UN SALAME, paralizzato dalla paura di precipitare nel vuoto (in realtà mia nonna abitava al primo piano): non riuscivo a emettere un suono dalla bocca e quindi a chiamare aiuto.

Furono i momenti più terribili della mia vita: non c’era nessuno in casa e nessuna signora si affacciava dagli altri balconi, che mi potesse soccorrere.

Aspettai, rassegnato, così, l’arrivo di mia madre e mia nonna: quando sentii il rumore delle chiavi che aprivano la porta, radunando tutte le mie forze, riuscii a urlare e a farmi liberare.

Mia madre, allora, mi assestò un sonoro sganassone che mi fece piangere per qualche minuto, ma mia nonna, più saggiamente, mi diede un bicchiere d’acqua e due cioccolatini, facendomi immediatamente smettere (forse, anche perché, si sentiva un po’ responsabile per il cambiamento di posto della valigia).

Quando mi lamentai con mia madre, che se avessi avuto un abbigliamento più consono, avrei recuperato agevolmente i fumetti desiderati, di rimando, mi rispose che SENZA LE BRETELLE MIRACOLOSE, a quell’ora, sarei stato sicuramente in ospedale, con qualche gamba rotta…

LE MAMME HANNO SEMPRE RAGIONE…

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