(Storia di un libro di cucina mai letto)
Se si considera che quando sono nato,
pesavo 5 kg. è tutto dire…
Nel corso degli anni, quindi, sono
sempre stato una “fisarmonica”…
Perennemente a dieta…
una volta sono stato in grado di perdere
addirittura 30 kg. (a ridosso del
matrimonio)… NON
RIDETE
Solo che, durante la dieta, sarei capace
di rinunciare a tutto, tranne che alla pizza…
Ma soprattutto alla nostra sempre amata FOCACCIA BARESE…
Pertanto, all’ennesima cura dimagrante
apportatrice di consistente riduzione di peso, avevo deciso di festeggiare
l’evento, tornando a gustare la focaccia, prodotto che ogni turista o persona
non-barese che, capitando dalle nostre parti, assaggia, ne resta incantato…
Quel sabato mattina, quindi, pregustando
quel momento, avevo chiesto a mia madre di provvedere all’acquisto di quel
prelibato alimento, giacché ero impegnato con una gentile e graziosa signorina
che mi aveva chiesto di farle da cicerone, in giro per la città…
Nel frattempo, mio fratello Giuseppe era
con degli amici, alle prese con un interminabile torneo di calcetto e mio
padre, all’epoca elettricista nel settore tecnico di una nota banca barese, era
stato chiamato dal Direttore Generale, per via di un problemino nella sua
abitazione…
La giornata scorreva tranquilla, anche
se la signorina, pur rientrando perfettamente nei canoni tipici femminili (ossia si soffermava presso qualunque negozio
di scarpe, d’intimo oppure di abbigliamento), aveva la tendenza a
soffermarsi presso le vetrine delle pasticcerie (forse per mettermi alla prova, sapendo della mia dieta…mah!)
In realtà, mentre chiacchieravo con lei,
tentando tutte le varie tecniche di seduzione imparate fino al momento, il mio
pensiero fisso andava al momento in cui avrei gustato, a casa, la focaccia del Panificio Carelli[1].
A casa del Direttore Generale della
banca, mio padre ebbe ragione del guasto, dopo aver faticato non poco… ma per
conservare (o alimentare) i buoni
rapporti “dipendente-capo”, decise di evitare di farsi pagare…
La moglie del Direttore, originaria di
Alba (CN), a quel punto, per disobbligarsi con mio padre, gli regalò del
tartufo delle sue parti e un libro di ricette di cucine di Pellegrino Artusi (uno dei
più apprezzati chef di tutti i tempi), aggiungendo che avrebbe avuto
piacere se, poi, nel pomeriggio, mio padre le avesse raccontato del risotto al
tartufo, che era un piatto forte della signora…
(quindi
era un regalo interessato e una sorta di “imposizione” nascosta, alla quale mio
padre non poteva esimersi…)
Quando mio padre tornò a casa e raccontò
i fatti a mia madre, insieme decisero che la mia focaccia avrebbe atteso e che
il risotto andava preparato…

Quindi, anziché grattare il tartufo, a
cottura ultimata, infilò tutto il tubero direttamente nella pentola e andò a
stendere i panni sul balcone…
Al secondo piano del nostro palazzo
abitava (ancora oggi) una famiglia
che aveva una figlia coetanea di mio fratello e anch’essa, segretamente
innamorata di Giuseppe, ma non propriamente una “miss in gambissime”…
Infatti, la “chiattona” pesava circa il doppio del peso di mio fratello (che naturalmente cercava di starle alla
larga), ma soprattutto aveva suo padre che vendeva bombole di gas propano
liquido che venivano utilizzate per la cucina (o per le stufe a gas) e aveva un negozio a pochi metri dal nostro
palazzo…
La ragazzina prima di tutti si accorse
di uno strano odore che proveniva dal
palazzo… un odore forte, intenso e… quasi nauseabondo…
Immediatamente iniziò a urlare, dal
balcone, a suo padre, dicendogli che avvertiva una fuga di gas…
Suo padre si avvicinò a casa e, da
esperto conoscitore di gas, non poté che darle ragione…
Tornò di corsa nel negozio per chiamare
i vigili del fuoco…
In men che non si dica, la nostra strada
si trasformò in un formicaio di curiosi nullafacenti e intenti a capire quale
sarebbe stato il palazzo che, di lì a poco, sarebbe crollato per la fuga di
gas…
A complicare ulteriormente le cose ci
pensò un amico di mio fratello che abitava al terzo piano e che aveva suo
padre… (indovinate un po’!)... VIGILE DEL FUOCO…
Questi non aveva potuto partecipare al
torneo di calcetto poiché infortunato e quindi, stando in casa, aveva sentito
le urla della “chiattona” e aveva
avvertito suo padre…
La squadra dei vigili del fuoco
allertata, però, non era quella di suo padre…
Quando questi arrivarono in via Monte
Nevoso, solo perché c’era un loro collega che abitava in quella strada, pensarono
bene di avvertire il comando del pericolo di crollo del palazzo del collega…
Nel giro di pochissimi minuti e a sirene
spiegate, giunsero ben tre camionette dei pompieri… e siccome via Monte Nevoso
è ad un passo dalla sede della Gazzetta
del Mezzogiorno e da Antenna Sud,
pure una troupe televisiva…
I pompieri fecero immediatamente
sgomberare il palazzo e quindi, qualcuno che aveva capito in anticipo il
pericolo, aveva fatto in tempo a recuperare dei vestiti e le cose più care ed a
infilarle in una valigia…
Avevo salutato la graziosa signorina
che, mi aveva fatto sudare le proverbiali sette camicie, ma aveva “capitolato” (!) e stavo raggiungendo
casa, sempre con in testa l’idea della focaccia, ma…
<<CHE SUCCEDE?>>…


Cercai di respingerla con garbo e,
educatamente, salutai la signora, augurando loro una piacevole vacanza ma Belfagor,
anticipando sua madre, mi raccontò della fuga di gas e dello sgombero del
nostro palazzo…
Le lasciai ancora lì e iniziai una corsa
forsennata verso casa mia…
Peccato solo che non ci fosse nessuno a
cronometrarmi… di sicuro avrei stracciato il record del mondo dei 100 metri del
grande USAIN BOLT.
Trovai mia madre giù che piangeva e mi
avvicinai per farle coraggio e per saperne di più… era arrivato anche mio
padre…
Dopo interminabili momenti di attesa un
vigile del fuoco si affacciò dalla finestra della nostra cucina e fece un segno
inequivocabile: PERICOLO SCAMPATO…
Tutta la gente in strada cominciò ad
applaudire e dopo qualche secondo, le squadre dei pompieri uscirono trionfanti
dal portone…
Il comandante della squadra si avvicinò
a noi e disse, in silenzio a mia madre:
<<SIGNORA, PER EVITARE DI FARLE
FARE UNA CATTIVA FIGURA DIREMO CHE SI E’ TRATTATO DI UNA FUGA DI GAS…
MA LA PROSSIMA VOLTA CHE DEVE PREPARARE IL RISOTTO
AL TARTUFO, SEGUA LE ISTRUZIONI DA UN LIBRO DI RICETTE>>
Così, finalmente, potemmo rientrare
nelle nostre case e riprendere la normale vita…
I curiosi si erano dissolti come neve al
sole… Il risotto si era salvato… Mio fratello aveva persino vinto il
torneo…
E mio padre avrebbe potuto telefonare
alla moglie del Direttore, descrivendole un piatto eccezionale e ringraziandola,
ancora una volta, per lo “squisito”
omaggio…
IO
VOLEVO SOLO UN PO’ DI FOCACCIA…
La focaccia del Panificio Carelli...
[1]
Un
forno che non esiste più e che si trovava in via G. Petroni e che aveva la
caratteristica di ricoprire la focaccia quasi completamente di pomodori, olive
e origano… mmm che squisitezza!
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