BENVENUTI NEL MIO BLOG

N.B.: i miei racconti possono contenere parole in dialetto o in forma dialettale barese: NIENTE PAURA... alla pagina 777 ci sono i sottotitoli... (*◕‿◕*)
La storie che leggerete sono liberamente e parzialmente ispirate a fatti realmente accaduti.
I riferimenti a personaggi, i singoli eventi narrati, i nomi, i dialoghi e i luoghi possono essere frutto della mia fantasia e di esigenze e finalità artistico/narrative.

sabato 17 dicembre 2011

IO VOLEVO SOLO UN PO' DI FOCACCIA


(Storia di un libro di cucina mai letto)
 
Chi mi conosce veramente bene sa della mia costante, testarda e alterna lotta con la bilancia…
Se si considera che quando sono nato, pesavo 5 kg. è tutto dire…

Nel corso degli anni, quindi, sono sempre stato una “fisarmonica”…
Perennemente a dieta…
una volta sono stato in grado di perdere addirittura 30 kg. (a ridosso del matrimonio)… NON RIDETE

Solo che, durante la dieta, sarei capace di rinunciare a tutto, tranne che alla pizza…
Ma soprattutto alla nostra sempre amata FOCACCIA BARESE

Pertanto, all’ennesima cura dimagrante apportatrice di consistente riduzione di peso, avevo deciso di festeggiare l’evento, tornando a gustare la focaccia, prodotto che ogni turista o persona non-barese che, capitando dalle nostre parti, assaggia, ne resta incantato…

Quel sabato mattina, quindi, pregustando quel momento, avevo chiesto a mia madre di provvedere all’acquisto di quel prelibato alimento, giacché ero impegnato con una gentile e graziosa signorina che mi aveva chiesto di farle da cicerone, in giro per la città…

Nel frattempo, mio fratello Giuseppe era con degli amici, alle prese con un interminabile torneo di calcetto e mio padre, all’epoca elettricista nel settore tecnico di una nota banca barese, era stato chiamato dal Direttore Generale, per via di un problemino nella sua abitazione…

La giornata scorreva tranquilla, anche se la signorina, pur rientrando perfettamente nei canoni tipici femminili (ossia si soffermava presso qualunque negozio di scarpe, d’intimo oppure di abbigliamento), aveva la tendenza a soffermarsi presso le vetrine delle pasticcerie (forse per mettermi alla prova, sapendo della mia dieta…mah!)

In realtà, mentre chiacchieravo con lei, tentando tutte le varie tecniche di seduzione imparate fino al momento, il mio pensiero fisso andava al momento in cui avrei gustato, a casa, la focaccia del Panificio Carelli[1].

A casa del Direttore Generale della banca, mio padre ebbe ragione del guasto, dopo aver faticato non poco… ma per conservare (o alimentare) i buoni rapporti “dipendente-capo”, decise di evitare di farsi pagare…
 
La moglie del Direttore, originaria di Alba (CN), a quel punto, per disobbligarsi con mio padre, gli regalò del tartufo delle sue parti e un libro di ricette di cucine di Pellegrino Artusi (uno dei più apprezzati chef di tutti i tempi), aggiungendo che avrebbe avuto piacere se, poi, nel pomeriggio, mio padre le avesse raccontato del risotto al tartufo, che era un piatto forte della signora…

(quindi era un regalo interessato e una sorta di “imposizione” nascosta, alla quale mio padre non poteva esimersi…)

Quando mio padre tornò a casa e raccontò i fatti a mia madre, insieme decisero che la mia focaccia avrebbe atteso e che il risotto andava preparato…
Nel frattempo mio padre uscì nuovamente e mia madre, pensò bene di non guardare il libro, ma di preparare secondo le sue conoscenze, tramandatele da sua madre e da sua nonna…

Quindi, anziché grattare il tartufo, a cottura ultimata, infilò tutto il tubero direttamente nella pentola e andò a stendere i panni sul balcone…

Al secondo piano del nostro palazzo abitava (ancora oggi) una famiglia che aveva una figlia coetanea di mio fratello e anch’essa, segretamente innamorata di Giuseppe, ma non propriamente una “miss in gambissime”…

Infatti, la “chiattona” pesava circa il doppio del peso di mio fratello (che naturalmente cercava di starle alla larga), ma soprattutto aveva suo padre che vendeva bombole di gas propano liquido che venivano utilizzate per la cucina (o per le stufe a gas) e aveva un negozio a pochi metri dal nostro palazzo…

La ragazzina prima di tutti si accorse di uno strano odore che proveniva dal palazzo… un odore forte, intenso e… quasi nauseabondo…

Immediatamente iniziò a urlare, dal balcone, a suo padre, dicendogli che avvertiva una fuga di gas…
Suo padre si avvicinò a casa e, da esperto conoscitore di gas, non poté che darle ragione…
Tornò di corsa nel negozio per chiamare i vigili del fuoco…

In men che non si dica, la nostra strada si trasformò in un formicaio di curiosi nullafacenti e intenti a capire quale sarebbe stato il palazzo che, di lì a poco, sarebbe crollato per la fuga di gas…

A complicare ulteriormente le cose ci pensò un amico di mio fratello che abitava al terzo piano e che aveva suo padre… (indovinate un po’!)... VIGILE DEL FUOCO

Questi non aveva potuto partecipare al torneo di calcetto poiché infortunato e quindi, stando in casa, aveva sentito le urla della “chiattona” e aveva avvertito suo padre…
La squadra dei vigili del fuoco allertata, però, non era quella di suo padre…

Quando questi arrivarono in via Monte Nevoso, solo perché c’era un loro collega che abitava in quella strada, pensarono bene di avvertire il comando del pericolo di crollo del palazzo del collega…

Nel giro di pochissimi minuti e a sirene spiegate, giunsero ben tre camionette dei pompieri… e siccome via Monte Nevoso è ad un passo dalla sede della Gazzetta del Mezzogiorno e da Antenna Sud, pure una troupe televisiva…

I pompieri fecero immediatamente sgomberare il palazzo e quindi, qualcuno che aveva capito in anticipo il pericolo, aveva fatto in tempo a recuperare dei vestiti e le cose più care ed a infilarle in una valigia…

Avevo salutato la graziosa signorina che, mi aveva fatto sudare le proverbiali sette camicie, ma aveva “capitolato” (!) e stavo raggiungendo casa, sempre con in testa l’idea della focaccia, ma…

<<CHE SUCCEDE?>>…

Incrociai la signora BENOCCHIA del terzo piano e BELFAGOR, con la valigia in mano, piangendo, corse a salutarmi, abbracciandomi…
Cercai di respingerla con garbo e, educatamente, salutai la signora, augurando loro una piacevole vacanza ma Belfagor, anticipando sua madre, mi raccontò della fuga di gas e dello sgombero del nostro palazzo…

Le lasciai ancora lì e iniziai una corsa forsennata verso casa mia…

Peccato solo che non ci fosse nessuno a cronometrarmi… di sicuro avrei stracciato il record del mondo dei 100 metri del grande USAIN BOLT.

Trovai mia madre giù che piangeva e mi avvicinai per farle coraggio e per saperne di più… era arrivato anche mio padre…

Dopo interminabili momenti di attesa un vigile del fuoco si affacciò dalla finestra della nostra cucina e fece un segno inequivocabile: PERICOLO SCAMPATO

Tutta la gente in strada cominciò ad applaudire e dopo qualche secondo, le squadre dei pompieri uscirono trionfanti dal portone…

Il comandante della squadra si avvicinò a noi e disse, in silenzio a mia madre:

<<SIGNORA, PER EVITARE DI FARLE FARE UNA CATTIVA FIGURA DIREMO CHE SI E’ TRATTATO DI UNA FUGA DI GAS…
MA LA PROSSIMA VOLTA CHE DEVE PREPARARE IL RISOTTO AL TARTUFO, SEGUA LE ISTRUZIONI DA UN LIBRO DI RICETTE>>

Così, finalmente, potemmo rientrare nelle nostre case e riprendere la normale vita…
I curiosi si erano dissolti come neve al sole… Il risotto si era salvato… Mio fratello aveva persino vinto il torneo…

E mio padre avrebbe potuto telefonare alla moglie del Direttore, descrivendole un piatto eccezionale e ringraziandola, ancora una volta, per lo “squisito” omaggio…

E pensare che quel giorno,
 
IO VOLEVO SOLO UN PO’ DI FOCACCIA

La focaccia del Panificio Carelli...

[1] Un forno che non esiste più e che si trovava in via G. Petroni e che aveva la caratteristica di ricoprire la focaccia quasi completamente di pomodori, olive e origano… mmm che squisitezza!

Nessun commento:

Posta un commento